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in viaggio con 9pedali

 

di Illic Tampelloni

Sono seduto sul divano e sto ripensando ad una settimana fa quando eravamo in viaggio verso il Lazio. Stava per iniziare una nuova avventura, la terza pedalata eroica di 9pedali. Ora non è mia intenzione scrivere un diario di viaggio di questi tre eventi ma piuttosto rievocarne le particolarità e soprattutto rivivere insieme a voi questi viaggi che noi definiamo eroici. Tengo a precisare, perché non ci siano erronee interpretazioni, che a nessuno dei partecipanti è mai venuto in mente di emulare imprese particolari o personaggi epici la nostra visione “ eroica “ parte dalla consapevolezza dei nostri limiti e dal cercare senza esagerare di affrontare sfide che riteniamo compatibili ancorché difficili con ciò che ci siamo prefissi. La filosofia di viaggio di 9pedali ci accompagna assieme alla fatica e al sudore alla scoperta del mondo che abitiamo, che può essere rappresentato da percorsi naturalistici, da monumenti storici o da città paesi e culture di altri popoli. Il “ colpo “ , così mi piace definire quell’attimo in cui si accende la luce e la mente incomincia ad immaginare un viaggio, si è accesa la prima volta leggendo su di un quotidiano dell’evento che di lì a poco si sarebbe svolto in toscana sulle colline senesi “ L’EROICA “ , leggendaria sfida su due ruote d’epoca. Era per noi lo spunto da cui partire per organizzare il primo mitico viaggio e così è stato anche nei due viaggi successivi e ne è rimasto sempre il nome. Programmando l’isola d’Elba e quest’anno l’alta Ciociaria, sempre partendo da spunti casuali, abbiamo anche scelto il mese “ Maggio “ . Magico mese in cui la natura dona il meglio di se stessa e che ci ha permesso di vivere emozioni uniche che il viaggiare in bici centuplica perché ti permette di appropriarti fisicamente di ciò che ti circonda. E così tre amici un bel giorno di maggio 2014 sono montati in sella a Ghiarole nel Chianti pieni di ansia e paure inconsapevoli di quanto li aspettasse. Sono stati tre giorni incredibili alla scoperta di una Toscana che nessuno, se non appunto un cicloturista, riuscirà mai a vedere. Immersi in un ambiente biblico su strade bianche e polverose, dove si può sentire il soffio del vento sui fili dell’erba, arrampicandoci su colline talmente ripide da maledire, per poi sorridere felici sulle cime vedendo in lontananza risplendere le torri di Siena. Ad ogni curva o dosso ci appariva la Toscana dei quadri rinascimentali, il casale coi cipressi, il piccolo borgo medievale o le ondulate colline coltivate segnate da righe rette a rappresentare le strade che dovevamo percorrere dove ci aspettava l’ennesima salita. E la sera esausti me sempre ebbri di felicità per la meta raggiunta non ci siamo mai fatti mancare il piacere di immergerci nella cucina locale e i suoi vini. E così, di chilometro in chilometro, sempre più avanti sempre più verso la meta, passando per località storiche immersi in paesaggi bucolici e altre volte quasi lunari come la zone delle crete senesi. Montalcino, Buonconvento, Asciano, borghi medievali che appartengono alla storia e alla cultura italiana. Greggi di pecore che invadono la strada spesso rallentano la nostra straordinaria media di 10 KM orari; le mucche sparse sugli abbrivi della colline non fanno venire rimorsi ai miei amici, al contrario li spingono ad arrivare prima al prossimo agriturismo dove la fiorentina è di casa. E così fra una sudata e l’altra, ingoiando con un sorso d’acqua, l’ennesima polvere presa sulla strada abbiamo chiuso il cerchio di questo primo giro. Fermi sulla cima dell’ultimo colle osserviamo di nuovo Ghiarole che ci accoglie. E di nuovo sull’isola d’Elba l’anno dopo e di nuovo in Ciociaria “ terra d’acqua “ quest’anno. Immancabili i primi tre viaggiatori aumentano e cambiano gli altri protagonisti fra cui annoveriamo nell’ultima sfida anche due donne. E così la carovana si allunga tratteggiando degli svariati colori delle maglie la dorsale litoranea dell’Elba sempre a picco sul mare. Certo non siamo concorrenziali ai colori che ci scorrono davanti dal blu cobalto del mare che sfuma in varianti incredibili a seconda della luce solare, all’esuberante varietà di colori dei fiori; e che dire dei profumi dai fichi d’india alle siepi di mirto e rosmarino. Non paragonabili, perché diverse come essenze ma pur sempre meravigliose, ci hanno accolto in Ciociaria le immense distese di boschi e di prati fioriti. Quest’anno un percorso sulla via dei monasteri partendo da Anagni, città dei Papi, passando per Fiuggi città delle acque inseguendo il sentiero di San Benedetto fino all’omonimo monastero; poi su alla Certosa di Trivulti per finire all’abbazia di Montecassino. Un percorso che certo non voleva per noi essere spirituale ma che ci ha portato a contatto con una realtà diversa dalle precedenti in una dimensione ovattata, in un mondo dove la modernità era suggerita dalle scarse automobili che incrociavamo o più semplicemente la ritrovavi, appena accennata, nei piccoli borghi che abbiamo passato; poi sfuggiva risucchiata dal tempo e da una natura aspra e rigogliosa. E ancora le salite, la incredibile scalata sull’Elba al monte capanne passando per la torre di S. Giovanni. Tappa obbligatoria la torre di guardia che abbraccia i due promontori e dove è inevitabile guardare estasiati quanto possa essere grande la bellezza della nostra terra. Poi Capoliveri e il monte calamita terra di ferro già dall’epoca pre-romana, poi sazi dopo un piatto di fettuccine alle acciughe fresche ancora su fino Rio d’ Elba alla fontana di Coppi fino al passo interminabile ed alla conseguente discesa mozzafiato fra stretti tornanti per giungere a Portoferraio dove ritroviamo un pezzo di storia con la villa dove visse il suo primo esilio Napoleone. E se sull’Elba la corolla era il mare, in Ciociaria è il verde dei boschi incontaminati che ci accompagna, se pensavamo di avere già raggiunto l’apice dei nostri limiti ci siamo dovuti ricredere davanti alle lunghissime salite di 14, 18 km nel rumore del nostro respiro accelerato e quello degli uccelli e dei rapaci fra cui quà, unico posto sulla dorsale appenninica, nidifica l’aquila reale. Ma per ogni sofferenza un premio e così la valle dell’Aniene dove pascolano liberi i cavalli che incrociamo padroni della strada, ecco su di un colle Trevi nel Lazio, piccolo gioiello incorniciato fra i monti; ecco Collepardo e la Certosa di Trivulti famosi come il paese delle erbe e per avere inventato il liquore di Sambuca. E poi ancora salendo e scollinando in questo mondo antico Casalvieri, capitale mondiale dei palloncini ( quelli che si gonfiano soffiando cosa che noi certo non facciamo facendo tesoro del poco fiato rimasto! ). Pochi sanno che il famoso mappamondo che usò Charlie Chapiln nel film “ Il grande dittatore “ fu costruito qua. Dopo Casalvieri le incredibili gole del Melfa, 14 chilometri di paradiso, un magico canyon in leggera discesa in cui alcune frane ne hanno limitato l’accesso alle auto per cui da più di 20 anni non ha subito l’azione dell’uomo. Segnalata come una delle più belle strade d’Italia è secondo me il volto più intimo e sconosciuto di questa Ciociaria così distante dai luoghi comuni. Al termine di questo luogo incantato si apre sotto di noi la pianura, ultimo caposaldo Roccasecca con il Castello e la Torre di San Tommaso, poi in lontananza ci attende Montecassino e la fine di un altro viaggio mentre sotto di noi il nastro asfaltato della statale casilina ci riporta alla realtà quotidiana. Sempre come ogni volta che scendo dalla bici alla fine di un viaggio mi assale un groppo alla gola e gli occhi diventano lucidi, forse è stanchezza , ma non nego come non lo negano i miei compagni di viaggio che ci assale un’intima tristezza per essere riemersi da quel mondo interiore che piano piano ci prende durante il viaggio, difficile sensazione da spiegare che però ci accomuna in una dimensione e un mondo più sensibile e più cosciente della realtà del tempo. Concludo sottolineando le cose che più ricordo con gioia. La scoperta del viaggio e l’emozione che sale man mano si avvicina il giorno della partenza. Le cene con gli amici; non ricordo mai cosa ho mangiato ma la gioia di ciò che ci raccontiamo. Il silenzio, una cosa magica difficile da trovare che ci accompagna in tanti momenti della giornata. L’amicizia cementata dalla fatica e dalle difficoltà, dal sapere che hai amici che in caso di bisogno ti possono aiutare. Il piacere, la consapevolezza di avere raggiunto un traguardo. Poi infine l’attesa, aspettare che il cosiddetto “ colpo “ si ripeta, che una di noi venga illuminato da una nuova sfida per riprovarci, per tornare ad essere sulle strade dell’Italia a sfidare noi stessi. Grazie a tutti gli eroi “ con i pedali “.

Tampelloni Illic 21-06-2016

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